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Pensando all’India, dalla mente affiora subito un nome: Calcutta. Non la ricca Dheli o l’industrializzata Bombay, non la sacra Varanasi o l’aristocratica Madras. Solo Calcutta. La città dove le contraddizioni sono più evidenti; la ricchezza è enorme, la povertà estrema. Profughi ricchi solo di Bambini vivono per le strade sotto teli di plastica, quartieri in cui artigiani “inventati” lavorano giorno e notte, mercati colorati templi affollati. Traffico, a dir poco, impossibile per noi occidentali tra risciò scampanellanti, taxi e bus sferraglianti. La suggestione dell’Hoogli, le abluzioni mattutine e Suor Teresa, elevata a simbolo. E cosi Calcutta, sinonimo anche di cultura, religione, tradizioni è diventata nell’immaginario comune lo specchio dell’India. |